di A Yi
Traduzione dal cinese di Paolo Magagnin
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Hongyang, un malavitoso locale che per molti anni ha tenuto in un
pugno un villaggio di campagna e le zone limitrofe, viene trovato morto
dalla sua donna all'indomani di un banchetto, forse a causa
dell'eccessivo consumo di alcolici, o forse no... Il romanzo, attraverso
le voci narranti di famigliari, amici e nemici, ricostruiscono la sua
storia, la sua figura, i suoi legami criminali e personali in una
società cinica e disperata che costituisce la cifra narrativa di A Yi,
il quale riversa in una prosa densa e audace il suo vissuto di
poliziotto e la sua capacità di cogliere negli uomini e nelle situazioni
aspetti sconosciuti e nascosti.
«In quel grido potei vedere che
aspetto aveva la riconquista della libertà. Uno spettacolo che aveva
dabbero qualcosa di rituale. Eccitata all'idea di potersi finalmente
scrollare di dosso la pena di quel lavoro, gioiva solennemente di quel
momento di liberazione. Percepivo in tutto ciò una punta di
artificiosità, come quando si è finito ormai da un pezzo di raccontare
una barzelletta ma il pubblico continua a fingere di esserne divertito. E
invece il piacere si era esaurito nel momento stesso in cui aveva
rivolto al padrone quelle parole sprezzanti («Se non mi ridà la cauzione
è meglio, non la voglio, spendetela pure») ed era uscita senza nemmeno
voltarsi. Ora, però, cercava di afferrare quello che ne restava. Sulla
strada che conduceva alla cima non c'era nemmeno un turista: lei si
sdraiò a terra e schiuse le gambe, cominciammo a farlo lì accanto alle
ombre marezzate degli alberi ma poi, un po' annoiati, finimmo per
addormentarci profondamente (in quei giorni la avevamo fatto chissà
quante volte). Dormendo si riesce a ricacciare indietro la realtà che
non si vuole affrontare, ma al risveglio il fato incombente torna alla
carica ancora più angosciante di prima; e quando il giorno sta per
terminare, anche il rapporto armonioso tra uomo e natura si avvia verso
la fine. Dal Firmamento calavano ampie macchie di luce crepuscolare,
scendendo calme ma inesorabili come un sipario. Il testimone stava
passando alle tenebre. Ovunque dagli altipiani, dal suolo, risuonavano
le voci della natura che tentava di scacciarci. Ma in quel momento a me,
che ero ormai allo stremo (avevo la bocca puzzolente e la gola secca),
bastò gettare uno sguardo alla strada infinita che avevamo alle spalle
per sprofondare nella disperazione. Persino se mi fossi ammazzato avrei
provato lo stesso ribrezzo».
«Dopo un lungo apprendistato e una
prima pubblicazione relativamente tardiva (2008), A Yi, classe 1976, si è
accreditato in patria come uno degli autori più interessanti della
nuova generazzione». La Lettura, Corriere della Sera
«Ci
voleva un editore specializzat
o in autori orientali come Metropoli
d'Asia per portare finalmente in Italia questo quarantenne flàneur del
crimine, pigro, nihilista e decisamente pulp». Il Giornale
«Con
la sua prosa asciutta, una scrittura che va dritta al punto e una
predilezione per la narrazione in prima persona, A Yi è considerato
l'enfant prodige della letteratura cinese». Internazionale
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A Yi
Nato nel 1976 a Ruichang, nella provincia dello Jiangxi, A Yi
(pseudonimo di Ai Guozhu) ha lavorato come poliziotto, giornalista
sportivo e redattore prima di dedicarsi alla scrittu-ra, a trentadue
anni. Dopo un breve periodo nel consiglio di redazione di Chutzpah/Tian Nan,
una nuova rivista letteraria che pubblica scritti di autori giovani e
innovativi (tra cui lo stesso A Yi), ora lavora per la casa editrice
Xiron come direttore della collana di narra-tiva “Iron Gourd”. La sua
prima opera, la rac-colta di racconti Grey Stories, esce nel 2008. Segue
nel 2010 The Bird Saw Me, un’altra rac-colta in cui l’autore sviluppa
il suo stile insoli-to e la sua tutt’altro che romantica visione del
mondo e che viene accolta con grande favore da pubblico e critica. Nel
2012 esce in Cina E adesso? (Metropoli d'Asia 2016). Svegliami alle nove di mattina è il suo ultimo lavoro
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